La febbre della missione
Tutto è cominciato così. Tutte le volte che, alla fine di lunghe e faticose giornate di studio, perdevo un po’ di tempo navigando su un famoso social, rimanevo sempre attratta da ciò che pubblicava un amico in particolare.
Panoramiche mozzafiato di città sconosciute; viste affascinanti dall’oblò di aerei con le nuvole là sotto a sfumare in colori incredibili; lunghe prospettive architettoniche di aeroporti anonimi ricchi di persone che corrono in su e in giù. E al centro lui, il mio amico e il suo strano bagaglio. Un piccolo frigo da viaggio poggiato sul suo trolley e ben stretto nelle sue mani.
Tutto questo suscitava in me, giorno dopo giorno, un sempre più intenso interesse su ciò che faceva; al punto che, appena lo incrocia a Firenze, lo fermai, lo misi a sedere al tavolino di un bar e lo sottoposi ad un lungo e simpatico interrogatorio.
Ogni tassello andava al suo posto, tante risposte soddisfacevano le mie infinite domande. Ero felice. Il mio amico, ho scoperto, era sempre a giro per il mondo perché è un corriere, un corriere di vita!