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Salvo P.

Vita che aspetti. Vita che porti.

[Risposta inviata alla mail di Patrizia che chiedeva com'era andata la prima missione da "angelo della vita"]

Ciao Patrizia. Com’è andata la mia prima volta?
Ti rispondo qui. Bene, molto bene. Non sono molto bravo come mia moglie a raccontare, scrivere e descrivere le sensazioni che ho provato, ma ci proverò. La notte precedente la mia partenza, quella di martedì, non sono riuscito quasi mai a chiudere occhio.
Figurati! tant’è che a un certo punto, alzandomi dal letto e vagando per caso, ho anche maturato l'idea di partire in quel momento stesso. In modo da non arrivare in ritardo.
Dopo la notte insonne, alle prime luci dell’alba ho cominciato a prendere in mano il biglietto del treno e del volo.
Lo guardavo, lo rigiravo e lo riguardavo. Volevo essere maniacalmente sicuro di aver letto bene.
Finalmente, via, ci siamo.
Con l’entusiasmo di un ragazzino alla stazione salto sul treno e mi sento come quegli adolescenti urlanti verso un giorno di scuola.
Il treno sfiata, s’inarca nella valle, soffia nervoso. Sembra una lumaca.
Alla stazione d’arrivo, guardo fra la folla cercando Massimo fra mille volti, ma non lo vedo.
Panico! Oddio sono in ritardo! Questo treno lumaco mi ha fatto fare tardi.

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