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Salvo P.

Vita che aspetti. Vita che porti.

[Risposta inviata alla mail di Patrizia che chiedeva com'era andata la prima missione da "angelo della vita"]

Ciao Patrizia. Com’è andata la mia prima volta?
Ti rispondo qui. Bene, molto bene. Non sono molto bravo come mia moglie a raccontare, scrivere e descrivere le sensazioni che ho provato, ma ci proverò. La notte precedente la mia partenza, quella di martedì, non sono riuscito quasi mai a chiudere occhio.
Figurati! tant’è che a un certo punto, alzandomi dal letto e vagando per caso, ho anche maturato l'idea di partire in quel momento stesso. In modo da non arrivare in ritardo.
Dopo la notte insonne, alle prime luci dell’alba ho cominciato a prendere in mano il biglietto del treno e del volo.
Lo guardavo, lo rigiravo e lo riguardavo. Volevo essere maniacalmente sicuro di aver letto bene.
Finalmente, via, ci siamo.
Con l’entusiasmo di un ragazzino alla stazione salto sul treno e mi sento come quegli adolescenti urlanti verso un giorno di scuola.
Il treno sfiata, s’inarca nella valle, soffia nervoso. Sembra una lumaca.
Alla stazione d’arrivo, guardo fra la folla cercando Massimo fra mille volti, ma non lo vedo.
Panico! Oddio sono in ritardo! Questo treno lumaco mi ha fatto fare tardi.

In realtà sono in anticipo.
Eccolo, lo vedo arrivare con il suo solito sorriso e il braccio alzato in un saluto. Saltiamo in auto e andiamo verso l’ospedale dove, dopo aver conosciuto i miei splendidi compagni di viaggio ho dovuto, forzatamente, mettere a cuccia tutte le mie emozioni per cercare di stare concentrato e di cogliere anche la più piccola, impercettibile sfumatura dalle nozioni che Massimo stava insegnando.
Anche dopo, per tutto il viaggio verso l’ospedale di destinazione ho ascoltato, attentamente, cercando di succhiare e immagazzinare tutte le informazioni.
Confesso che però la mia mente era anche su un binario parallelo che talvolta s’intersecava, distraendomi.
Vedevo la mia mente come un regista dietro la macchina da presa attenta e puntigliosa nel filmare me stesso, da solo, a trasportare una Vita che passa da una persona ad un’altra.

Inevitabile, per qualche attimo cercare di ripercorrere il viaggio e il percorso che ha fatto colui che ha viaggiato con stretta fra le mani la Vita di mio figlio.
Lacrime mi scendevano nel cuore, emozioni mi tremavano nell’anima.
No, non ti distrarre Salvo!
Ora non è il momento di farsi cogliere e sopraffare dalle emozioni. Concentrati su quello che ti sta dicendo Massimo. Ora una vita dipende da te.
Arriveremo in tempo? mi domando ancora, nervosamente, guardando l’orologio.
Ma si, tranquillo Salvo, sei con Massimo, lui conosce alla perfezione tutti i tempi. Arriveremo in tempo.
Ora devi solo riuscire a concentrarti su quello che sta spiegando. Una controllatina alla temperatura? Perché no!
Quanto segna il termometro? Ok, tutto ok.
Massimo continua a parlare. Concentrati Salvo, non vorrai perderti qualcosa di importante, vero?
Quanto tempo è passato da quando siamo partiti? E basta! concentrati Salvo!
Arrivo in ospedale. Balzo giù dall’auto, corro verso il reparto e disbrigo le pratiche di rito.
Inevitabile, prima di tutto, dare un’ultima occhiatina alla Vita prima che dalle mie mani passi sicura in quelle del medico che le rinfonderà.
Mi viene ancora, inevitabilmente, in mente mio figlio.
Com’era luminoso quel giorno. Come stavamo in ansia noi qualche attimo prima di ricevere la sua vita.
Chissà se anche colui che ha portato la vita a lui gli avrà dato un’ultima occhiata, augurandole Buona Fortuna, come stavo facendo io in quel momento.
Massimo mi risveglia di soprassalto dai miei pensieri: “Ragazzi, il nostro compito a questo punto è finito!”
Soffio in un sospiro lunghissimo. L’adrenalina si abbassa di colpo tutta insieme e mi rendo conto solo ora che gente fantastica siete.
Che bravura, che competenza. Quanta abnegazione e pazienza.
Non trovo le parole per dirtelo; visti dal di fuori siete stupendi, ma visti da dentro siete… davvero pazzeschi!
Bravi, bravi, bravi.
Grazie ancora Patrizia; attendo la tua prossima telefonata, pronto per volare per il mondo a consegnare vita, così come sono certo l’attende sempre quel corriere che ha portato la vita a mio figlio.

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