Questa pagina fa uso di cookie.
Visitando questo sito web si autorizza l’impiego di cookie. Per informazioni dettagliate sull’impiego dei cookie in questo sito web invitiamo a cliccare su "Maggiori informazioni".
Utilizza il tuo browser per revocare l'autorizzazione all'uso dei cookie.

Tiziano D. L.

É incredibile come tutte le volte che mi avvicino alla nostra realtà, ne esco caricato a mille e orgoglioso di far parte di questa grande famiglia. Già, proprio così, una famiglia! Il mio primo giorno risale a un’estate di diversi anni fa. Ricordo con allegria quella esperienza; la mia la prima volta che fui contattato, iniziai all'insegna dell'entusiasmo. Col passare del tempo mi sono affezionato a tutta la famiglia del Nucleo Operativo di Protezione Civile e mi manca ancora una persona con cui ho avuto a che fare tante volte, spesso di notte, quando ci incontravamo in sala operatoria, durante l’esecuzione dei nostri servizi; mi riferisco a Franco, era il ritratto dell’entusiasmo e ogni volta mi dava la carica anche a me. Si parlava spesso, nell’attesa, del più e del meno e della vita; tutt’oggi ripenso a lui e mi manca ancora tanto. Tanti flash, tante realtà, tanti volti mi passano per la mente in questo momento.

 

Un simbolo rimane invece concreto e indelebile nel passare del tempo: è lui! Lo so è vero, è più facile raccontare le belle esperienze, ma io ho deciso di partire da questa, che per me, pur nella sua tristezza, è una bella storia, perché mi ricorda un grande amico. Franco era una persona speciale. Giusto a punto vedete, è proprio per questo che la nostra è una famiglia; non è la classica associazione di volontariato. Forse è anche al nostro responsabile, Massimo, che dobbiamo dire grazie per questo, perché ha sempre detto: “meglio pochi ma buoni”. Si lo so, a tutt’oggi non siamo tantissimi, ma ognuno di noi si conosce e conosciamo un po’ le storie di tutti; ci teniamo in contatto, ci ritroviamo, anche se non troppo spesso perché gli interventi sono tanti, per le cene insieme, un modo carino per fare gruppo, e ci scambiamo esperienze sui servizi e, perché no, anche sulla nostra vita quotidiana. È in queste occasioni che abbiamo modo di scherzare fra noi e capita che qualcuno di noi, scherzando, si raccomandi per fare le “mille miglia”, così da essere in vantaggio sugli altri e mostrare orgogliosamente il proprio stato di servizi svolti. Ci rivolgiamo tantissime domande: i nostri dubbi e le nostre incertezze, deboli nell'essere nuovi a questo tipo di esperienze ma forti dell'entusiasmo che ci porta ogni giorno a pensare alla nostra associazione. Alla luce di questi anni passati insieme, credo di poter affermare che, all'ombra di un amico e di tutti coloro che mi circondano, medici e colleghi, sono cresciuto! A volte certe riflessioni si danno per scontate e di conseguenza corriamo il rischio di non fargli assumere il significato che in realtà hanno. Ecco perché sono qui a scrivere, per far sentire agli altri quello che per la prima volta, in una associazione di volontari, ho sentito e che non avevo mai provato prima d’oggi.

Mi ricordo alcuni flash di episodi che mi sono accaduti in questi anni. Ad esempio la mia prima volta all’estero da solo, a Dresda. Partenza da Pisa, cambio intermedio e arrivo all'aeroporto, seguito a ruota da bus direzione albergo e pernottamento. All'inizio l'euforia era tanta, e poi un po’ d'ansia mi pervadeva e rileggevo in continuazione le istruzioni e le studiavo per non far brutta figura; ogni cosa la prima volta che la fai ti genera un senso d’insicurezza, anche se hai ricevuto la formazione adeguata, ma quando sei tu a dover fare… quelle istruzioni precise e metodiche che mi aiutavano e mi coordinavano da lontano, come se Massimo fosse lì ogni istante. E in parte lo era davvero, con le sue telefonate di rassicurazione e controllo che tutto andasse per il verso giusto. Un po' come quando ci muoviamo con i medici e/o gli organi per i trapianti, e lui chiama ogni 3x2. Poi c'è chi, come Patrizia, ti chiama anche ogni 3x3! Sicuramente non ti lasciano mai solo!

Il compenso di tutte queste fatiche é che ogni giorno mi fa svegliare e mi fa andare avanti nella vita, con la consapevolezza che c’è sempre qualcosa da fare anche nel tempo libero e non basta farlo solo in famiglia, a volte c’è bisogno anche di aiutare altre famiglie a sognare come noi, una nuova e vera felicità. Questo è un po’ quello che una volta un trapiantato e la sua famiglia, all’esterno del padiglione ospedaliero, dicevano sul servizio che rendiamo ogni giorno; si è vero una parte importante e rischiosa la fanno i medici, ma anche noi: arrischiamo ogni giorno, percorrendo chilometri e chilometri in macchina, a volte sotto la furia delle intemperie climatiche, dei disagi autostradali e, a volte, nella buia e fredda notte. Questa sento essere la mia missione, che forse Dio vuole che io porti avanti, in qualsiasi circostanza…

Mi auguro che il mio essere volontario possa essere sole e luce per tutti coloro che incontrerò; non ci sono momenti in cui uno è volontario ed altri nei quali non lo è, io lo sono sempre, perché ogni momento agisco con questa consapevolezza. Questo è il motivo della mia appartenenza alla famiglia del Nucleo Operativo di Protezione Civile e per me è un onore. Che l'amore che la vita stessa rappresenta, possa trovare dimora nei cuori di tutti, così come ha trovato dimora nel mio. Quelle vite incrociate, apprezzate ed amate, le ho sempre portate dentro di me, forse indegnamente, fino a quando un’onda del mare me le ha portate via e mi ha fatto capire cosa è importante nella vita; ecco perché mai niente potrà strapparle dal mio cuore. Lo so ciò potrebbe risultare sentimentale ma io mi sento così!

Negli ultimi incontri con i colleghi ho visto volti nuovi e credo che molti di questi siano veramente dei personaggi. Ne sono contento. Mi hanno colpito in particolare, perché sembrano alla ricerca di un sacco di cose: alla ricerca di un incoraggiamento, di informazioni, di qualcuno che accolga i loro timori nel buttarsi in questa esperienza che è sempre stata una grande esperienza di vita.

Mi sembra ancora ieri, che rompevo l'anima a tutti. Anche a casa, perché spesso e volentieri facevo tardi e i miei erano preoccupati per me o perché a volte chiamavo il responsabile a giornate intere perché volevo fare qualcosa. Questo è il segno della ciclicità delle situazioni. Ho risposto a tutti con il cuore. Dico la verità, mi ha fatto tanto piacere in quelle circostanze essermi fatto in quattro, ma è anche vero che a volte la vita riserva altro a noi. A me ha donato un figlio, che cercherò di crescere con questi principi, e mi ha fatto conoscere una persona speciale, un amico e un collega, che mi ha accompagnato spesso all’inizio nei miei servizi e mi ha regalato la solarità.

Un’altra cosa bella nella nostra “associazione-famiglia”, è l'immediatezza dei rapporti; inoltre partire da una base comune è un aiuto grande e decisivo nei rapportarti con chi ti sta intorno. Quando sono partito la prima volta, avevo già un'idea di farmi un'esperienza; questa è diventata una certezza già dopo i primi servizi. Lo so è incredibile! Tutt’oggi per me non è semplice poter dare tutto il mio tempo libero per l’associazione, anche se la voglia è sempre tanta.

FacebookTwitterGoogle BookmarksRSS FeedShare on WhatsApp