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Rossana B.

Scende la pioggia. Anzi no. Le lacrime.

Riflessioni durante un piccolo-grande viaggio. Quando ho conosciuto la realtà del NOPC (Nucleo Operativo Protezione Civile) ero divisa tra la voglia di chiedere di collaborare e la paura di non farcela. Poi ha vinto la prima e quando ho incontrato The Boss, Massimo Pieraccini a Bolzano, mi ha detto (con accento toscano doc):
"ora ti faccio vedere come funziona, poi dopo vedi te se dirmi ok ci voglio provare oppure dirmi voi siete tutti matti io non lo voglio fare".
Il mondo che mi si è aperto è qualcosa che non conoscevo assolutamente.
Nella mia ignoranza di come funzionano le cose nei casi di trapianto per i malati di leucemia, pensavo che tutto si "risolvesse" all'interno di un ospedale dove donatore e ricevente si passavano il midollo osseo, tipo “ER medici in prima linea”, con la cannetta da un braccio all'altro con i letti vicini.
Beata ignoranza!
Al di là del fatto che capire come in realtà funziona davvero è cosa che rientra nelle informazioni base che dovrebbe essere Insegnate a tutti. Indipendentemente da quello che uno fa. A tutti, tutti, tutti.

Scrivo questo perché spesso mi è stato chiesto: perché lo fai? Ma guadagni qualcosa? Ma vai ovunque?

Alle mie risposte: no, è volontariato; e sì ci guadagno tanta gioia e soddisfazione, vado dove c'é bisogno, dove mi mandano, perché la compatibilità genetica è 1 su 100.000 e non ha confini geografici.
Quindi il donatore di midollo osseo e il malato che lo riceverà potrebbero abitare agli antipodi del mondo.
Mi è stato spesso detto: eh, ma tu puoi!
Si, da un lato è vero. Io posso. Ho un marito meraviglioso che mi sostituisce perfettamente nel mio essere mamma. Ho due gemelli splendidi e sani ai quali ho spiegato perché li lascio qualche giorno; e che nel loro piccolo hanno capito e mi aspettano a braccia aperte. Ho un lavoro autonomo che mi permette di essere assente per questi pochi giorni.
Ma la vera risposta che vorrei dare è: si è vero. Io posso, ma in realtà io voglio! Voglio farlo!
Lo faccio per chi ha bisogno che io vada a portare una sacca di Vita dal donatore al ricevente, per me stessa, per la mia famiglia.
Perché purtroppo i malati che aspettano questa Speranza sono moltissimi e quella sacca è l'unica speranza di un malato.
E se fossi io quel malato? Quanto sarei felice di sapere che c'è chi corre per portarmi quel Dono?
Se non lo fa chi è sano, chi non ha malati in casa, chi ha anche poco tempo libero da dedicare agli altri: chi dovrebbe farlo?
Ci sono molti modi per aiutare gli altri. Dai gesti più semplici di tutti i giorni a cose importanti come la donazione di midollo osseo.
Ho fatto pochi viaggi fino ad ora, ho seguito i viaggi dei "colleghi", esperienze bellissime e da spezzare il fiato.
Tutto incastrato alla perfezione da una puntuale organizzatrice come Patrizia. Ho il sostegno di chi lo fa, come me, con il quale condividere le esperienze. Ho l'appoggio incondizionato di mio marito.
La responsabilità è tanta, perché tante sono le cose da controllare e verificare per il ritiro; ma entrare all'ospedale dove si trova il paziente e consegnare quella sacca di Vita mi riempie il cuore di gioia e gli occhi di lacrime.
Vedere il sorriso di chi mi aspetta è un regalo bellissimo e il compenso migliore che si possa ricevere.
Questa scelta mi ha portato a conoscere persone splendide come Massimo, Patrizia, Gabor, Andrea, Salvo e tutti gli altri che hanno fatto questa scelta altruista che devo ancora conoscere di persona, ma che sento vicini anche solo con i loro "mi piace" alla foto della mia partenza.
Il mio ultimo viaggio è iniziato all'aeroporto di Verona dove ai controlli il capo-scalo non ha voluto che aprissi il “frighetto”.
Ha solo guardato i documenti e alla mia domanda: “vuole che apra il frighetto?” Dice: “no. Vada e che Dio la benedica.”
Arrivata a Monaco di Baviera prendo il treno (in ritardo) per Stoccarda. Dopo due fermate ci dicono che il treno è rotto e non sanno quanto tempo servirà per sistemarlo. Scendo e chiedo in stazione un'alternativa. Faranno fermare un Intercity per far salire le persone rimaste a piedi. Prendo questo IC e dopo 20 minuti ci dicono che il treno precedente è stato aggiustato e, se vogliamo, possiamo scendere a Ulm e prenderlo perché arriverà a Stoccarda 5 minuti prima dell'Intercity! Ma cos'é? Una candid camera?!? Finalmente arrivo a Stoccarda.
Nel frattempo ho chiamato l'ospedale e mi è stato confermato che una raccolta è sufficiente; così prendo accordi con la dottoressa per il ritiro alle 8 del mattino successivo.
Quella mattina mi sveglio prestissimo. Non prendo la metro e l'autobus come da istruzioni, ma decido di prendere un taxi perché appena entro in stazione per la metro vengo travolta da un'orda di persone e non capisco più niente. Dove andare e quale prendere?
Quindi esco e cerco un taxi; e visto che niente accade per caso, il taxista appena gli dico dove portarmi mi dice:
“Sono stato in quell'ospedale due anni. Ho subito il trapianto di midollo osseo, ora sto bene. Lei perché è qui?”
Quando gli ho spiegato il perché ho visto, dallo specchietto, scendere una lacrima su quegli occhi lucidi e azzurri e dalla sua bocca è uscito solo un grazie che diceva moltissimo.
Ritiro in ospedale e riprendo il taxi fino all'aeroporto; il traffico era degno di una grande città che si è messa in moto, ma arrivo per tempo. Tutto a posto; controlli compresi.
Salgo sul primo dei due voli e annunciano 20 minuti di ritardo per la partenza. Chiamo subito a me la hostess e le dico che non posso assolutamente perdere la coincidenza...
Lei non mi fa neanche finire la frase e risponde che ognuno dei passeggeri ha una coincidenza da prendere.
La interrompo e le dico che trasporto un midollo osseo e che un paziente lo aspetta a destinazione per fare il trapianto. Se può, per favore, dirlo al pilota perché se non partiamo devo trovare una soluzione alternativa (consapevole del fatto che ce ne sarebbero state ben poche di alternative visto lo sciopero Lufthansa!).
Lei mi chiede se ho dei documenti da mostrare al pilota. Prendo tutta la documentazione con me e la seguo entrando, per la prima volta in vita mia, in una cabina piloti. Che meraviglia! saranno stati almeno 33428 fra pulsanti e lucine!
Il pilota, a quel punto, comunica immediatamente con la torre di controllo e mi ringrazia di averlo avvisato perché ora l'aereo ha priorità di decollo.
I minuti di ritardo sono diventati 10; ma si parte!
L'aereo atterra puntuale (avrà superato i limiti di velocità?!) l’hostess torna a ringraziarmi altre tre volte e mi porta addirittura il mini spuntino riservato, in teoria, solo alla business class. Ma sono io che ringrazio lei per la sensibilità mostrata.
Scendo dall'aereo e vedo che c'è il pulmino che ci porterà in aeroporto. Mi agito un po’ perché realizzo che dovrò attendere che tutti scendano dall'aereo e rischio di perdere ancora tempo. Troppo tempo.
Noto allora il pulmino riservato alla business class che sta partendo. Gli corro incontro. L'autista si ferma e apre le porte. Gli dico: “non sono della business, ma ho un midollo osseo qui dentro e devo prendere il volo immediatamente!” "Come in!!!!!" la sua risposta.
Arrivo al gate col fiatone e prendo il mio volo puntuale.
Atterriamo a Barcellona sotto un diluvio universale. Un temporale in piena regola.
La mia meta ormai è vicina. Prendo l’aerobus e poi il taxi ed arrivo all'ospedale.
Bagnata come un pulcino, solo per aver attraversato la strada.
Consegno la vita, sistemo i documenti.... e … no, non è la pioggia che scende, sono io che piango…
La Vita continua... Buona Vita al donatore ma soprattutto al ricevente!

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