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Marcello F.

La mia vita nel volontariato è iniziata circa 5 anni fa. All'età di 54 anni sono andato in pensione, dopo aver lavorato nel settore alberghiero; ho una figlia sposata, una bimba di etnia cinese in affidamento e un nipotino di poco più di un anno. Mi sono trovato ad avere del tempo a disposizione, mi è venuta voglia di fare del volontariato e così ho iniziato a dedicarmi alla Protezione Civile, chiedendo, e successivamente ottenendo, di entrare a far parte del Nucleo Operativo di Protezione Civile.

La mia vita nel volontariato è iniziata circa 5 anni fa. All'età di 54 anni sono andato in pensione, dopo aver lavorato nel settore alberghiero; ho una figlia sposata, una bimba di etnia cinese in affidamento e un nipotino di poco più di un anno. Mi sono trovato ad avere del tempo a disposizione, mi è venuta voglia di fare del volontariato e così ho iniziato a dedicarmi alla Protezione Civile, chiedendo, e successivamente ottenendo, di entrare a far parte del Nucleo Operativo di Protezione Civile.

Una delle prime esperienze, cui sono stato preventivamente formato, l'ho avuta con i medici ortopedici che effettuano espianti di tessuti ossei. Quest’ultimi, una volta prelevati, vengono messi in criopreservazione, per poi essere successivamente impiantati in pazienti affetti da forme tumorali ossee. Il mio compito era quello di trasportare le equipe mediche e/o i tessuti o (successivamente) altri organi, dall’ospedale di appartenenza dell’equipe all’ospedale dove si trovava il donatore o viceversa, mantenendo sempre attivo il contatto con la centrale organizzativa, in maniera da rispettare tempi e luoghi e far sì che tutto procedesse per il meglio. Devo dire che per me è stata fin da subito un’esperienza che mai mi sarei immaginato di fare. La cosa è stata molto positiva, in quanto non solo ho appreso delle cose a me sconosciute, ma ho anche contribuito, nel mio piccolo, ad aiutare persone meno fortunate di me.

Successivamente mi sono anche specializzato nel trasporto di midollo osseo o altre sostanze biologiche per trapianti. Ho iniziato con piccoli viaggi, affiancato da personale già esperto, che fungeva da tutor per la preparazione formativa. In seguito ho cominciato ad andare a giro per l'Europa e il resto del mondo, a prendere midollo osseo e cellule staminali per trapianti su pazienti residenti in Italia. Passato il periodo di formazione, è arrivato il momento in cui sarei andato in missione da solo. Le prime volte, nonostante il continuo contatto e supporto della sede centrale, mi sentivo un po' apprensivo, perché sapevo di dover (potenzialmente) affrontare varie situazioni e decidere nel minor tempo possibile, qualora ce ne fosse stato bisogno; mi riferisco ad eventi imprevisti che possono sempre capitare durante un lungo viaggio e che solo in parte possono essere messi a preventivo. In questi casi sta alla nostra prontezza, in accordo con la sede, riportare il piano di viaggio nei giusti limiti di tempo.

Per mia fortuna, fino ad oggi, in qualsiasi ospedale mi sia trovato, sia in Italia che all'estero, ho sempre trovato persone molto disponibili, che hanno fatto del loro meglio affinché il mio compito fosse agevolato e tutto procedesse nei tempi previsti. Anche negli aeroporti il personale di controllo ha sempre avuto un occhio di riguardo nei miei confronti, anche perché, la maggior parte delle volte, arriviamo stretti con i tempi previsti per le formalità aeroportuali ed è di fondamentale importanza riuscire a procedere celermente per portare a termine la nostra missione.

Durante tutte le mie uscite ho avuto esperienze molto belle ed ho acquisito fiducia nelle persone. Recentemente, in una delle ultime missioni, sono andato a Cipro per prendere delle cellule staminali da consegnare all'ospedale Gaslini di Genova, al reparto di ematologia oncologica. Durante il volo ho letto alcune note su Genova in cui si faceva riferimento alla storia dell’ospedale e alla sua importanza per la città. Tutto è andato come previsto ho ritirato  le cellule e sono rientrato a Genova. Arrivato all’ospedale mi sono recato verso il reparto per consegnare al medico il prezioso contenuto e, all'improvviso, mi sono trovato davanti due giovani persone, un uomo e una donna, certamente avvisati dai medici, che attendevano l’arrivo delle cellule staminali per la loro figlia. Mi fermarono chiedendomi se fossi io a trasportare le cellule per la loro bimba; io risposi di si. Non mi dissero molte parole, ma il loro volto si è trasformò, esprimendomi tutta la loro gratitudine e ripagandomi delle fatiche del viaggio e della corsa contro il tempo.

Queste sono le cose belle che mi rendono immensamente felice: il sapere di poter portare la speranza di una vita serena a persone più sfortunate di noi mi è servito a spronarmi ad andare ancora  avanti per questa strada.

Un grazie ed un augurio di buon proseguimento a tutto il Nucleo Operativo di Protezione Civile, che mi ha dato l'opportunità di tutto ciò, arricchendomi interiormente e facendomi provare tante emozioni.

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